venerdì 23 novembre 2012

I bebé sbadigliano nel pancione.

 

Non solo singhiozzo e calcetti: il feto, nel pancione della mamma sbadiglia, e lo fa anche spesso. A testimoniarlo sono i risultati di una ricerca pubblicata su `Plos One´ da studiosi della Durham University, che potrebbero fornire la chiave per una maggiore comprensione della salute del nascituro. Le scansioni in 4D di 15 feti sani (che permettono di osservare a livello tridimensionale il bambino ma, a differenza dell’ecografia 3D, offrono anche immagini in movimento), condotte dagli studiosi di Durham insieme a colleghi dell’Università di Lancaster (Gb), suggeriscono che sbadigliare è parte del processo dello sviluppo del bambino, e potrebbe fornire ai medici un altro indice della salute del feto. Non solo singhiozzo e calcetti nel grembo materno. Non si sa perché lo fanno, ma è ormai certo.

 
 
Alcuni ricercatori avevano già suggerito che i feti sbadigliassero, ma secondo altri esperti si trattava di un semplice movimento di apertura della bocca. Ora la nuova ricerca ha chiaramente permesso di distinguere lo sbadiglio, e questo in base alla sua durata. I ricercatori hanno utilizzato filmati in 4D per esaminare da vicino cosa accade quando un bebé apre la bocca nel pancione. Utilizzando criteri di nuova concezione, il team ha scoperto così che oltre la metà dei movimenti di apertura della bocca osservati nello studio sono in realtà sbadigli. Il lavoro è stato condotto su otto femmine e sette maschi di 24-36 settimane di gestazione. I ricercatori hanno anche scoperto che gli sbadigli si riducono a partire dalle 28 settimane, senza differenze fra maschi e femmine in termini di frequenza.

Anche se la funzione e l’importanza dello sbadiglio sono ancora sconosciute, i risultati dello studio suggeriscono che sbadigliare potrebbe essere collegato allo sviluppo del feto, e dunque questa azione potrebbe fornire un’ulteriore indicazione medica sullo stato di salute del bambino non ancora nato. «I risultati di questo studio - dice Nadja Reissland del Dipartimento di Psicologia della Durham University - dimostrano che lo sbadiglio si può osservare in feti sani. Inoltre la frequenza degli sbadigli diminuisce con l’aumentare dell’età» del nascituro. «A differenza di noi, i feti non sbadigliano perché `contagiati´» da qualcun altro, «o perché hanno sonno. La frequenza degli sbadigli nel grembo materno può essere legata alla maturazione del cervello nelle fasi iniziali della gestazione. Dato che la frequenza di `yaown´ nel nostro campione di feti sani è sceso dalle 28 alle 36 settimane di gestazione, questo sembra suggerire una funzione di maturazione» legata proprio allo sbadiglio. Secondo la ricercatrice, insomma, sbadigliare nel pancione potrebbe essere collegato alla maturazione del sistema nervoso centrale del piccolo, ma si tratta di una teoria che, conclude l’esperta, dovrebbe essere esaminata con ulteriori ricerche, che includano mamme e bebé. 



Fonte:La Stampa 

martedì 20 novembre 2012

Ragazza 31enne morta di setticemia dopo che i medici si sono rifiutati di accogliere la sua richiesta relativa all'interruzione di gravidanza.

Savita Halappanavar, 31enne morta a causa della legge sull’aborto in Irlanda.


 
Il caso di Savita, una 31enne irlandese di origini indiane, é destinato a riaccendere il dibattito sulle leggi in materia d'aborto in Irlanda.Il tema, per l’Eire, è scottante. L’Independent ha ricordato che già 20 anni fa ha scatenato numerose polemiche la storia di una 14 enne, rimasta incinta dopo uno stupro, alla quale è stato dato il permesso di recarsi negli Uk per abortire.
 
Savita, incinta di 17 settimane, era ricoverata all’ospedale di Galway dal 21 ottobre perché era in preda di forti dolori connessi alla gravidanza.La donna stava perdendo spontaneamente il bambino, quindi si era reso necessario l’intervento dei medici al fine di evitare il sorgere di qualche infezione. Numerose sono state quindi le sollecitazioni da parte della donna e del marito, Praveen Halappanavar, ai medici affinché operassero, ma non c’è stato nulla da fare. Il cuore del bambino batteva ancora per cui i medici si sono rifiutati di praticare l’aborto, anche se era stato ampiamente chiarito in maniera scientifica che il piccolo in ogni caso non avrebbe potuto sopravvivere. In base a quanto è stato riportato dall’Irish Time, avrebbero detto che la pratica era da escludere perché l’Irlanda “è un paese cattolico“- nonostante la donna fosse comunque di un’altra religione- lasciandola sola a sopportare la sua lunghissima agonia.Nel momento in cui il cuore del bambino ha smesso di battere, Savita é stata operata, ma era ormai troppo tardi. E' morta dopo un calvario durato diversi giorni a causa di una forte infezione di setticemia. Il marito è rimasto fortemente sconcertato perché è convinto che se i medici fossero intervenuti prima, la moglie si sarebbe potuta salvare.

Il Primo Ministro Irlandese Enda Kenny non si è troppo esposto con commenti e dichiarazioni a riguardo dello Stato ultra Cattolico ma ha solamente spiegato che il Ministro della Sanità ha avviato una inchiesta sul caso di Savira per cercare di capire cosa sia successo e quali siano state le cause e i colpevoli in questa faccenda.Tre le investigazioni che sono portate avanti, la prima da parte del medico patologo per documentare la causa ufficiale del decesso. La seconda da parte dell’Unità di Crisi dell’Ospedale e la terza dal Servizio Sanitario di Stato HSE per capire se vi siano state applicate le corrette procedure e questa cosa poteva essere trattata in maniera diversa, magari applicando una eccezione in questo frangente.
È chiaro che il governo irlandese dovrà offrire alcune risposte sia all’opinione pubblica che alla comunità internazionale:intanto, a Dublino, 20mila persone hanno marciato assieme al padre di Savita sino al parlamento, per chiedere una revisione della legge sull'aborto.
 
 
 

lunedì 19 novembre 2012

Dolcificanti in gravidanza


Esistono due categorie di dolcificanti, naturali e sintetici, i quali si differenziano per l’origine e le caratteristiche.
dolcificanti naturali conservano inalterato il sapiente equilibrio di nutrienti bioregolatori previsto dalla natura: oligoelementi, vitamine, enzimi e minerali.
I dolcificanti sintetici vengono oggi molto usati per produrre i famosi cibi e bevande light venduti nell’Unione Europea; sono stati approvati da una apposita commissione solo dopo approfonditi test tossicologici. Per ognuno di essi è stata stabilita la quantità massima giornaliera consentita che garantisce un rilevante margine di sicurezza.

L'uso dei dolcificanti sintetici é tuttavia sconsigliato in gravidanza; sarebbe meglio utilizzare zuccheri semplici come fruttosio, lattosio e glucosio. Questi zuccheri sono più adatti a far fronte ai picchi di stanchezza in gravidanza, in quanto forniscono energia di immediato utilizzo.Al contrario, l’uso di dolcificanti sintetici ( es. aspartame ) in gravidanza, ha evidenziato una correlazione con l’aumento delle malformazioni al feto, in particolare del sistema nervoso.Sembra che le controindicazioni nell’uso di questi dolcificanti in gravidanza siano dovute proprio ai prodotti di degradazione dell’aspartame, in particolare l’acido aspartico, il metanolo e la fenilanina.
Di seguito un piccolo elenco dei dolcificanti naturali e sintetici.

Dolcificanti naturali:
  • melassa
  • succo d'Agave
  • sciroppo d'acero
  • malto d'orzo
  • miele
  • zucchero di canna "integrale"
  • fruttosio
  • lattosio

Dolcificanti sintetici:
  • Acesulfame potassico
  • Aspartame
  • Ciclammato
  • Saccarina
  • Sucralosio
  • Maltitolo
  • Stevioside
  • Sciroppo di glucosio idrogenato

Al di là di queste indicazioni generali, è sempre consigliato contattare il proprio ginecologo prima di assumere particolari dolcificanti in gravidanza.

mercoledì 31 ottobre 2012

Assunzione di farmaci in gravidanza

Uno dei problemi che più preoccupa le donne in gravidanza riguarda l'assunzione accidentale di farmaci dopo il concepimento o la necessità di terapie mediche nel corso della gravidanza.

In linea teorica sarebbe meglio non assumere farmaci durante la gravidanza.Purtroppo non sempre è possibile attenersi a questa regola, per vari motivi; è importantissimo dunque consultare sempre il proprio ginecologo per evitare di assumere farmaci che potrebbero avere conseguenze molto gravi sulla salute del piccolo e valutare assieme quali siano le soluzioni piu’ indicate per un determinato problema.




Di seguito una tabella indicativa sui farmaci che hanno minore rischio sul feto e quelli da evitare in maniera assoluta.

I FASCIA

L'assunzione di questi farmaci negli studi eseguiti sull'uomo non ha evidenziato un aumento del rischio teratogeno per il feto.


- Acido Acetilsalicilico + Magnesio Idrossido

- Acido Acetilsalicilico

- Acido Nalidixico

- Aloperidolo

- Amoxicillina

- Ampicillina

- Atropina Solfato

- Bacampicillina (Cloridrato)

- Bromocriptina (Mesilato)

- Cefalexina

- Cefalotina (Sale Sodico)

- Ciproeptadina (Cloridrato)

- Clindamicina

- Cloxacillina (Sale Sodico)

- Clorpromazina (Cloridrato)

- Digossina

- Dixirazina

- Dicloxacillina (Sale Sodico)

- Eparina Calcica

- Etambutolo (Cloridrato)

- Eritromicina

- Fenossimetilpenicillina

- Fenoterolo

- Flufenazina

- Idrossiprogesterone Caproato

- Imipramina (Cloridrato)

- Insulina

- Isoniazide

- Levotiroxina

- Medrossiprogesterone (Acetato)

- Metildopa (Levogira)

- Miconazolo

- Nistatina

- Nitrofurantoina

- Perfenazina (Enantato)

- Periciazina

- Pirvinio Pamoato

- Prociclidina (Cloridrato)

- Prometazina (Cloridrato)

- Salbutamolo

- Spiramicina

- Spironolattone

- Teofillina

- Terbutalina (Solfato)

- Tioridazina

- Trimipramina

II FASCIA

Farmaci che sono stati ampiamente utilizzati in gravidanza e per i quali si può desumere l'assenza di effetti teratogeni sul feto ma per i quali non esistono studi definitivi a tal proposito.


- Acido Chenursodesossicolico (Sale Di Magnesio)

- Acido Tranexamico

- Acido Ursodesossicolico

- Alcinonide

- Allopurinolo

- Amiloride + Idroclorotiazide

- Aminofillina

- Amitriptilina (Cloridrato)

- Azanidazolo

- Aztreonam

- Betaistina

- Betametasone

- Butriptilina (Cloridrato)

- Calcitonina

- Cefacloro

- Cefadroxil

- Cefamandolo (Nafato Sodico)

- Cefatrizina

- Cefazolina (Sale Sodico)

- Cefotaxima (Sale Sodico)

- Cefradina

- Ceftezolo (Sale Sodico)

- Cimetidina

- Clenbuterolo (Cloridrato)

- Clomipramina (Cloridrato)

- Clonazepam

- Clonidina

- Cloramfenicolo

- Clorpropamide

- Clortalidone

- Desametasone

- Diazepam

- Diflucortolone (Valerato)

- Diidroergotamina (Mesilato)

- Diidrotachisterolo

- Diprofillina

- Disopiramide

- Ergotamina

- Eritritile Tetranitrato

- Etinilestradiolo

- Fenobarbital

- Fenquizone Sale Monopotassico

- Fentiazac

- Floroglucinolo

- Flumetasone (Pivalato)

- Fluocinolone

- Fluocortolone

- Fluorometolone

- Fosfomicina Trometanolo (Sale Di Trometanolo)

- Glibenclamide

- Gliciclamide

- Gliclazide

- Glipizide

- Gonadorelina

- Ibuprofene

- Idrocortisone (Acetato)

- Indometacina

- Ipratropio Bromuro

- Isosorbide Mononitrato

- Labetalolo (Cloridrato)

- Levomepromazina

- Lincomicina (Cloridrato)

- Loperamide (Cloridrato)

- Josamicina

- Ketoprofene

- Medrogestone

- Mepindololo (Solfato)

- Metadone (Cloridrato)

- Metergolina

- Metilprednisolone

- Metoclopramide (Cloridrato)

- Metronidazolo

- Mianserina (Cloridrato)

- Morfina

- Naloxone (Cloridrato)

- Naprossene

- Neostigmina Metilsolfato

- Niclosamide

- Nifedipina

- Nifuratel

- Nitroglicerina

- Nortriptilina (Cloridrato)

- Orfenadrina Cloridrato

- Paromomicina (Solfato)

- Pentaeritritile Tetranitrato

- Pentazocina

- Pindololo

- Piperacillina (Sale Sodico)

- Pirantel

- Prednisolone

- Prednisone

- Procainamide (Cloridrato)

- Progesterone

- Protamina

- Sotalolo (Cloridrato)

- Spectinomicina (Dicloridrato Pentaidrato)

- Sulindac

- Sulpiride

- Tenitramina

- Tetracosactide (Esacetato)

- Timololo (Maleato)

- Triamcinolone

- Triamterene

- Vancomicina (Cloridrato)

- Verapamil (Cloridrato)

III FASCIA

Assenza di dati sull'utilizzo di questi farmaci a causa del loro uso limitato in gravidanza. La loro somministrazione nell'animale non ha evidenziato danni fetali.

- Acebutololo (Cloridrato)

- Aciclovir

- Acido Niflumico

- Acido Piromidico

- Acido Tiaprofenico

- Amicacina (Solfato)

- Amineptina (Cloridrato)

- Amiodarone (Cloridrato)

- Atenololo

- Baclofene

- Bamifillina (Cloridrato)

- Barbexaclone

- Bekanamicina (Solfato)

- Biperidene

- Bumetanide

- Buprenorfina (Cloridrato)

- Captopril

- Carbamazepina

- Cefoperazone (Sale Sodico)

- Ceftazidima (Pentaidrato)

- Ceftizoxima (Sale Sodico)

- Ceftriaxone (Sale Disodico)

- Chinidina

- Ciclofenile

- Ciclosporina

- Cimetropio Bromuro

- Cinoxacina

- Ciproterone (Acetato)

- Clomifene (Citrato)

- Clotiapina

- Colestiramina (Cloridrato)

- Diazossido

- Diclofenac

- Enalapril

- Estradiolo

- Estriolo

- Estrogeni Coniugati

- Etosuccimide

- Etozolina

- Fenitoina (Sale Sodico)

- Furosemide

- Gemfibrozil

- Gentamicina (Solfato)

- Idrossiclorochina (Solfato)

- Indapamide

- Indenololo (Cloridrato)

- Lisuride (Maleato Acido)

- Mebendazolo

- Mexiletina (Cloridrato)

- Mezlocillina (Sale Sodico Monoidrato)

- Midecamicina

- Midodrina (Cloridrato)

- Metoprololo

- Miocamicina

- Nadololo

- Netilmicina (Solfato)

- Nicardipina (Cloridrato)

- Nimesulide

- Norfloxacina

- Ornidazolo

- Oxatomide

- Paroxetina

- Pimozide

- Piperazina

- Piretanide

- Piroxicam

- Pizotifene (Malato Acido)

- Prajmalio Bitartrato

- Pralidossina Metilsolfato

- Primidone

- Procaterolo (Cloridrato Emidrato)

- Proglumetacina (Dimaleato)

- Propafenone (Cloridrato)

- Ranitidina

- Reproterolo (Cloridrato)

- Tiapride (Cloridrato)

- Ticlopidina (Cloridrato)

- Tinidazolo

- Tobramicina (Solfato)

- Trazodone (Cloridrato)

- Terfenadina

IV FASCIA


L'assunzione di questi farmaci ha fornito, nella sperimentazione sull'animale, risultati interlocutori o dannosi per il feto, incerto il loro effetto nell'uomo.


- Acetazolamide

- Auranofin

- Azatioprina

- Acido Pipemidico

- Colchicina

- Clorochina (Difosfato)

- Disulfiram

- Domperidone

- Diclofenamide

- Diltiazem (Cloridrato)

- Dantrolene (Sale Sodico)

- Deferoxamina (Mesilato)

- Flurbiprofene

- Glucagone (Cloridrato)

- Ketoconazolo

- Levodopa

- Rifampicina

- Pipamperone (Dicloridrato)

V FASCIA


Farmaci che hanno dimostrato, nell'uomo, effetti nocivi sul feto se assunti in gravidanza.


- Busulfano

- Ciclofosfamide (Monoidrato)

- Clorambucil

- Clortetraciclina (Cloridrato)

- Danazolo

- Demeclociclina (Cloridrato)

- Isotretinoina

- Litio Carbonato

- Lomustina

- Melfalan

- Metotrexato

- Minociclina (Dicloridrato)

- Noretisterone

- Pipobromano

- Procarbazina (Cloridrato)

- Ramipril

- Streptomicina (Solfato)

- Testosterone (Propionato)

- Valpromide

- Warfarin (Sale Sodico)

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Per togliersi ogni dubbio se non si puo’ contattare il proprio medico, ci si puo’ affidare a dei servizi di consulenza telefonica messi a disposizione proprio per le donne in gravidanza:

-Ospedale Fatebenefratelli di Roma: 06/5800897

-Policlinico Gemelli di Roma: 06/3050077

-Policlinico Universitario di Napoli: 081/5463811

-Ospedale San Paolo di Milano: 02/8910207

-Centro di Tossicologia di Bergamo ( numero gratuito): 800883300



Le informazioni diffuse da questo articolo non intendono e non devono sostituirsi in alcun modo alle opinioni e alle indicazioni dei professionisti della salute che hanno in cura il lettore.

giovedì 25 ottobre 2012

Nuovo test per diagnosticare la preeclampsia

Identificati marcatori biologici in grado di segnalare con precisione la presenza di preeclampsia in gravidanza, una complicanza che può anche cagionare la morte.



La preeclampsia è una condizione che colpisce circa il 5% delle donne in gravidanza. Una percentuale che, all’apparenza, può sembrare bassa ma che di fatto non lo è. Se si conta infatti che ogni anno soltanto in Italia sono circa 550 mila i nuovi nati (media annuale degli ultimi dieci anni secondo i dati ISTAT), la percentuale assume un significato di rilievo perché sono circa 5 donne su 100, e su centinaia di migliaia… sono altrettante migliaia.
L’incidenza del tasso di mortalità materna da eclampsia, poi, si stima sia l’1,8% nel mondo.

Da qui dunque l’importanza di scovare per tempo la possibile presenza della malattia e il rischio di sviluppare l’eclampsia. Ed è quello che hanno inteso trovare i ricercatori del Cottage Health System e del UC Santa Barbara College of Engineering, i quali hanno identificato i marcatori biologici (o biomarkers) che possono essere utilizzati per la realizzazione di un test rivoluzionario in grado di diagnosticare la preeclampsia.
Questa condizione è considerata una complicanza della gestazione. Spesso confusa con altre tipiche condizioni che accompagnano la gravidanza – come, per esempio, il gonfiore, il dolore gastrico, un rialzo della pressione sanguigna – la preeclampsia, se si trasforma in eclampsia diviene potenzialmente mortale.
I principali autori dello studio sono il dottor Alex Soffici, il professor Patrick Daugherty e Serra Elliott rispettivamente dell’Ospedale Santa Barbara Cottage, vice-presidente del dipartimento di ingegneria chimica alla University of California e ricercatore alla UC.
I primi due autori, per la loro ricerca hanno prelevato dei campioni di sangue durante un periodo di due anni, sia da donne in gravidanza senza complicanze che da donne in gravidanza con diagnosi di preeclampsia. I campioni raccolti sono poi stati analizzati dal dottor Serra Elliott presso l’Università della California Santa Barbara al fine di identificare i potenziali biomarcatori per il test.
Le analisi condotte hanno permesso di individuare alcuni anticorpi presenti nel sangue delle pazienti con preeclampsia – anticorpi che invece non erano presenti nel sangue delle donne con regolare gravidanza. La differenza era evidente anche nel caso di sintomi simili, ma che non avevano a che fare con la preeclampsia. A motivo di ciò, i ricercatori ritengono che questo nuovo test diagnostico dia modo di distinguere quando ci si trovi effettivamente di fronte a un caso di preeclampsia o meno.
«Abbiamo sviluppato un processo di separazione per vagliare un enorme numero di molecole distinte presenti nel sangue per identificare quelle poche che sono unicamente presenti nelle pazienti con preeclampsia», spiega nel comunicato UC il dottor Daugherty – Dal momento che il nostro processo identifica contemporaneamente reagenti biochimici in grado di catturare i biomarker della malattia, vi è la possibilità di creare un test diagnostico efficace per questo disturbo prevalente ed eventualmente per altre malattie in cui i test definitivi non sono ancora disponibili».
La scoperta di questi marcatori biologici presenti soltanto nel sangue delle donne con preeclampsia diviene pertanto la base per questo nuovo test, su cui i ricercatori stanno lavorando. Un test che si potrà eseguire con facilità e che dovrebbe fornire risultati precisi. Un grande passo avanti nella prevenzione della preeclampsia e, come accennato dagli autori dello studio, anche nella possibile prevenzione di altre malattie.

Fonte:Liquidarea.com

martedì 23 ottobre 2012

ALLATTAMI.Nasce a Bologna la Banca del Latte Umano Donato



ALLATTAMI è La Banca del Latte Umano Donato di Bologna.
E' un'iniziativa senza scopro di lucro che ha l'obiettivo di fornire a neonati critici, soprattutto prematuri, la possibilità di usufruire del latte umano, qualora la loro madre non ne abbia a sufficienza.
La Banca del Latte Umano Donato è il luogo dove il latte umano viene raccolto, trattato e conservato in condizioni di sicurezza per essere utilizzato gratuitamente dall'ospedale per l'alimentazione dei bambini prematuri.
ALLATTAMI si è posta un obiettivo: raccogliere almeno i 600 litri di latte umano donato che servono ai neonati ricoverati nelle terapie intensive neonatali del Policlinico di Sant'Orsola e dell'Ospedale Maggiore. Per raggiungere tale obiettivo è stata avviata un'importante azione di sensibilizzazione verso le future e nuove mamme grazie alla collaborazione dell'Azienda Usl di Bologna, del Collegio delle Ostetriche, dei Pediatri di famiglia e de Il Cucciolo, associazione in Bologna dei genitori dei bambini nati pretermine. ALLATTAMI seleziona le mamme donatrici, ritira il loro latte direttamente a casa, lo pastorizza e conserva in condizioni di massima sicurezza e lo fornisce agli ospedali cittadini.

Perché
Perché di mamma ce n'è una sola. Ma alle volte ne servono di più.
I bambini prematuri lottano ogni giorno contro mille difficoltà: infezioni e gravi complicanze che possono compromettere le loro possibilità di farcela.
La scienza dimostra che il latte umano aumenta le possibilità di sopravvivenza dei neonati prematuri e ne favorisce l'accrescimento e lo sviluppo.
Il latte materno è insostituibile per il neonato perché fornisce tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno, nelle proporzioni esatte e nella forma più facilmente assimilabile e rafforza il suo sistema immunitario.
Per avere latte materno serve una mamma, ma spesso quelle dei bimbi prematuri di latte non ne hanno o ne hanno troppo poco. Quello che un'altra mamma produce in eccesso al suo bimbo non serve, può aiutare un bimbo prematuro.
Nella città di Bologna servono 600 litri di latte umano donato ogni anno.
 
Quali sono i vantaggi?
Ogni anno a Bologna nascono più di 100 bambini con un peso alla nascita inferiore al chillo e mezzo. Questi bambini sono particolarmente delicati..
Un bambino che nasce prematuramente ha tanti problemi davanti:
un periodo lungo di degenza in ospedale, durante il quale sperimenterà inevitabilmente una serie di problematiche, alcune delle quali sono dovute all'immaturità dell'apparato gastroenterico e alla sua incapacità di nutrirsi come un bambino normale.
Il latte materno è il miglior strumento per aiutare questo bambino nella digestione ma fornisce anche un supporto importante dal punto di vista immunitario.
Noi siamo convinti che utilizzare il latte della propria madre sia importante, e che aiuti molto il bambino nella sua storia successiva.
Non sempre però la mamma di un bambino che nasce prematuramente ha la possibilità di allattare il suo bambino.
Per questo motivo, non solo noi ma tutti nel mondo, cercano di sviluppare un'alternativa valida all'allattamento con il latte della propria madre, che è rappresentata dal latte donato da altre mamme.
La banca del latte umano donato, Allattami, vive su due componenti: una di tipo medico-sanitario rappresentata dal Sant'Orsola, che seleziona le donatrici; e l'altra rappresentata da Granarolo, che segue l'aspetto tecnico di sanificazione del latte, al fine di renderlo assolutamente sicuro per i neonati che lo riceveranno.
 
Per maggiori info consultare il sito www.allattami.org

Tiroide e gravidanza, ecco che cosa fare


Dagli Stati Uniti le indicazioni per lo screening e la cura delle malattie della tiroide quando la donna è in dolce attesa


Immagine tratta da Gravidanzaonline.it

Come funziona la tiroide? È una domanda che dovrebbe essere posta a tutte le donne che vogliono un figlio e a coloro che già aspettano un bambino, perché in gravidanza un «malfunzionamento» di questa importante ghiandola può influenzare la salute del nascituro: un deficit di ormoni tiroidei, ad esempio, può provocare danni allo sviluppo cerebrale e psicomotorio del bimbo mentre un eccesso può portare ad aborto, nascite premature e malformazioni congenite. Proprio per evitarlo e per gestire al meglio eventuali malattie della tiroide durante la gravidanza l'Endocrine Society statunitense ha aggiornato le sue linee guida in materia, dando indicazioni molto pratiche su che cosa fare e quando.

CONTROLLI – Nonostante la pericolosità delle patologie tiroidee, esordiscono gli autori, non c'è necessità di uno screening a tappeto prima della gravidanza nelle donne sane, senza sintomi specifici. Va detto purtroppo che i segni di iper e ipotiroidismo sono molto variegati e a volte difficili da ricondurre alla tiroide: vanno infatti dalla tachicardia alle gambe gonfie, dall'aumento dell'appetito a una maggiore intolleranza al caldo o al freddo, fino all'astenia e alle difficoltà di concentrazione. Così, in caso di dubbi per la presenza di sintomi sospetti, è sicuramente opportuno fare un controllo e misurare il grado di attività della ghiandola; sicuramente occorre farlo nelle donne che sono a rischio di malattie della tiroide perché ad esempio hanno più di trent'anni, una storia di aborti ripetuti o problemi di fertilità, soffrono di malattie autoimmuni o vivono in una zona dove è probabile un deficit di iodio. A tutte le donne, inoltre, per garantire una corretta funzionalità della tiroide gli esperti raccomandano di introdurre 150-200 microgrammi di iodio al giorno sotto forma di sale iodato o assieme ad altri eventuali complessi vitaminici, possibilmente iniziando già prima del concepimento; altrettanto importante assicurarsi un apporto di circa 250 microgrammi di iodio al giorno durante il periodo dell'allattamento, così che il piccolo riceva attraverso il latte un centinaio di microgrammi al giorno di questo elemento.
TERAPIE – In caso di ipertiroidismo, che secondo le stime si verifica in circa due gravidanze ogni mille, si devono usare farmaci anti-tiroidei: la sequenza “giusta”, stando agli statunitensi, prevede l'uso di propiltiouracile nei primi tre mesi e metimazolo dopo e anche le linee guida della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia in materia di tiroide e gravidanza confermano che si tratta dei medicinali di prima scelta. Nelle donne che prendono questi farmaci e in coloro che hanno livelli elevati di auto-anticorpi per la tiroide perché soffrono di tiroidite autoimmune, che secondo stime italiane riguarda fino a una neomamma su dieci, bisogna inoltre verificare che non ci siano disfunzioni tiroidee fetali facendo ecografie a 18 e 22 settimane e poi ogni 4-6 settimane durante la gestazione. «Un eccesso di anticorpi materni per la tiroide è associato ad alte percentuali di aborto, ma con le evidenze attuali non si può ancora consigliare un trattamento a base dell'ormone tiroideo tiroxina: non sappiamo infatti se queste cure possano davvero ridurre il tasso di aborti – scrivono gli autori –. Se in gravidanza si scoprono noduli alla tiroide occorre esaminarli: si può aspettare a dopo il parto solo se la scoperta avviene nelle ultime sei settimane. La biopsia con ago aspirato è raccomandabile per i noduli solidi superiori a un centimetro, per quelli complessi da 1,5-2 centimetri e al di sotto, fino a noduli con diametro di mezzo centimetro, se la donna è ad alto rischio o l'ecografia fa nascere sospetti». No allo iodio radioattivo, infine, nelle donne in gravidanza o che allattano; chi si sottopone a questa terapia per un tumore alla tiroide, inoltre, deve aspettare dai sei ai dodici mesi prima di mettere in cantiere un bimbo.

 

venerdì 5 ottobre 2012

Le cinque posizioni dell'allattamento.



Il latte materno costituisce il miglior alimento per i neonati, perché fornisce tutti i nutrienti di cui hanno bisogno nella prima fase della loro vita, come per esempio certi acidi grassi polinsaturi, proteine, ferro assimilabile. Per di piu', contiene sostanze bioattive e immunologiche che sono fondamentali per proteggere il bambino da eventuali infezioni batteriche e virali e per favorire lo sviluppo intestinale. Queste sostanze in genere non si trovano nei sostituti artificiali.
Quindi, laddove é possibile, é sempre consigliato l'allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita del bambino.

Non sempre pero' é facile allattare al seno il proprio piccolo, sopratutto in situazioni particolari come un taglio cesareo o un ingorgo mammario.Esistono per questo diverse posizioni dell'allattamento, adattabili alle varie esigenze della mamma e del piccolo.

Il primo passo per allattare correttamente il proprio bambino, qualsiasi sia la posizione che si intende adottare, è principalmente uno stato psicologico: la madre deve sentirsi comoda, rilassata e perfettamente a suo agio, visto che dovrà tenere il bambino attaccato al seno per molto tempo senza affaticarsi.



Immagine tratta dal sito Sanihelp

Allattare in posizione distesa su un fianco: questa posizione è ottima per rilassarsi, la notte e dopo un parto cesareo. È consigliabile anche nei primi giorni dopo il parto. La madre è distesa su un fianco. Schiena, testa e spalle possono appoggiarsi a dei cuscini, in modo da essere totalmente rilassati. Il bambino si trova di fianco, vicinissimo al corpo della mamma. La sua testa si trova all'altezza del seno, è disteso sul letto o sul braccio della madre. La schiena del bambino può essere sorretta da un cuscino o da un panno arrotolato, eventualmente anche dal cuscino per allattamento, affinché possa rimanere disteso di fianco. In questa posizione viene allattato con il seno inferiore. Se viene dato il seno superiore, la madre deve sporgersi un po' e spingere il ginocchio in avanti per sostenersi. In questo caso può essere d'aiuto mettere un cuscino tra le gambe.





Allattare distesa sulla schiena: questa posizione viene a volte consigliata, ma piuttosto raramente, subito dopo il parto, anche dopo un cesareo o in caso di forte flusso di latte. La madre è distesa sulla schiena, la testa è leggermente rialzata. Il bambino è disteso prono, per lungo, sulla pancia della madre. La sua testa è distesa direttamente sul seno. La fronte del bambino deve eventualmente essere tenuta su affinché il naso resti libero durante la poppata.
 

Immagine tratta dal sito EssereMamma
 
 Allattare in posizione seduta (posizione «culla»): questa posizione classica per l'allattamento è quella che si vede più spesso, ma non è quella ideale nel caso di un forte flusso di latte o di montata lattea durante il puerperio. La madre è seduta sul letto o in una poltrona. Il bambino è disteso di fianco e la sua pancia preme su quella della madre. È quindi rivolto alla madre con tutto il corpo. La madre tiene il bambino in braccio (posizione della «culla»). La nuca del bambino è appoggiata nella piega del braccio e il sederino del bebè nella mano della madre. Per appoggiare le braccia possono essere usati dei cuscini o i braccioli della poltrona. Molte mamme che allattano trovano particolarmente comodo l'uso di cuscini per allattamento. Le gambe della madre sono piegate o si appoggiano a qualcosa: molto comodo può risultare in questi casi uno sgabello poggiapiedi.


Immagine tratta dal sito Pianeta mamma
 
 
 Allattare in posizione seduta (posizione «rugby»): questa posizione è utile dopo un cesareo (perché la ferita non viene schiacciata), in caso di grandi seni o di ingorgo mammario, con gemelli o nati da parti prematuri, ma anche con un bambino inquieto oppure se il bambino ha il raffreddore e il naso chiuso. Il bambino è disteso di lato sotto il braccio della mamma e il corpo e le gambe sono rivolte verso la parte posteriore del corpo della mamma. Il sederino del bambino poggia su un cuscino, circa all'altezza del gomito della mamma. La madre sostiene con la mano la testa del bambino, la parte superiore della schiena poggia sull'avambraccio. In questa posizione possono essere allattati contemporaneamente gemelli o bambini di età diversa (allattamento simultaneo o in tandem).

 

 
 Allattare in posizione seduta («a cavalcioni»): questa posizione è adatta particolarmente per bambini già abbastanza cresciuti, che riescono in qualche modo a stare seduti. È indicata per neonati che hanno problemi a succhiare, o il naso chiuso, oppure in caso di suzione piuttosto debole o di seno pieno. Il bambino è seduto cavalcioni sulla coscia della madre; eventualmente utilizzate un cuscino per far arrivare la bocca all'altezza del capezzolo. La madre sostiene con la mano e l'avambraccio la schiena del bambino.

lunedì 17 settembre 2012

Tisane, infusi ed erbe in gravidanza



Le tisane sono bevande medicinali ottenute per infusione o decozione di fiori, erbe, semi e cortecce. Si preparano con piante fresche o essiccate e, a seconda delle fonti vegetali utilizzate, possono avere proprietà dimagranti, drenanti, lassative, anticellulite, diuretiche, digestive, sedative,antinfiammatorie. Ai piu’ possono sembrare un blando rimedio e spesso vengono usate con leggerezza; al contrario, essendo preparati fondamentali della fitoterapia che contengono oli essenziali, alcaloidi, vitamine, minerali e oligoelementi vanno assunte con buon senso.

In caso di gravidanza, a maggior ragione, occorre prestare un’attenzione particolare a tisane e infusi, perché se è vero che molte tra queste preparazioni possono aiutare a risolvere alcuni disturbi legati al proprio stato, molte altre vanno prese con moderazione, in quanto potrebbero procurare piu’ danni che benefici.E’ buona regola, quindi, limitarne l’uso a preparati specifici suggeriti dal ginecologo, controllare attentamente le etichette e rivolgersi a canali di vendita affidabili e certificati. Bisogna poi verificare l’interazione dei prodotti naturali con i farmaci o con altri integratori vegetali che si stanno assumendo.

Tra le erbe che possono essere utilizzate, abbiamo:

-l’altea e la malva, che combattono la stitichezza,

-l’equiseto e il mirtillo nero, utili per la loro azione vasoprotettrice,

-il lino, utlie per combattere la stitichezza e importante per la formazione della corteccia celebrale del feto,

-la melissa e il tiglio, per il loro effetto calmante.


Tra le tisane di uso comune da evitare o da usare con molta attenzione durante la gravidanza ci sono:

-la camomilla, l’ortica, la nipitella e la verbena, che stimolano le contrazioni dell'utero,

-l'aloe vera che contiene l'aloina, una droga antrachinonica con effetto lassativo e irritativo del colon e abortivo in gravidanza,

-l’artemisia che puo’ provocare difetti alla nascita,

-il ginseng, da evitare a causa della sua azione estrogenica

E’ importante specificare che le controindicazioni durante la gravidanza sono dovute principalmente al fatto che mancano informazioni certe sugli effetti che le erbe possono avere, quindi, per ragioni di sicurezza, si preferisce non somministrarne alle donne durante la gestazione. Non esiste percio’ una controindicazione assoluta all'uso, se si verifica saltuariamente e non a scopo curativo e continuativo. Nel caso della camomilla, ad esempio, ne viene sconsigliata l’assunzione per un periodo prolungato o come abitudine, perchè in alcune pazienti ha provocato aumento delle contrazioni uterine e può interagire con alcuni farmaci, tipo anticoagulanti; ma resta pur sempre una tisana, che se presa a fronte di un problema specifico, non dovrebbe creare problemi particolari.

La cosa importante comunque, sarebbe evitare l’uso di tisane e infusi durante i primi tre mesi della gravidanza, in quanto il feto in questo periodo è particolarmente sensibile.



Elenco delle principali erbe officinali da evitare in gravidanza

Nome italiano
Nome latino
Indicazioni
Controindicazioni in gravidanza

Agnocasto
Vitex agnus castus

Sindrome premestruale
Possibili effetti androgenizzanti

Artiglio del diavolo
Harpagophytum procumbens
Malattie infiammatorie articolari
Possibile azione sulla muscolatura uterina

Bardana
Arctium lappa

Acne, dermopatie, insufficienza epatica
Possibile azione sulla muscolatura uterina

Camomilla
Matricaria chamomilla
Lievi stati d'ansia e disturbi gastrointestinali Stimola le contrazioni dell'utero

Camomilla Romana
Anthemis nobilis
Gastrite cronica
Stimola le contrazioni dell'utero
Centella
Centella asiatica

Insufficienza venosa arti inferiori
Possibile azione rilasciante la muscolatura uterina
Cimicifuga

Cimicifuga racemosa

Disturbi della menopausa
Dilata i vasi uterini
Ginseng
Panax ginseng
Stati di affaticamento Neurastenia
Interferenza con l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene

Idraste
Hydrastis canadensis
Vaginiti
Irritante la mucosa uterina

Iperico
Hypericum perforatum
Depressione medio-lieve
Inibitore delle MAO Stimola le contrazioni dell'utero

Kava kava
Piper methysticum
Stati d'ansia
Può causare perdita del tono dell'utero

Liquirizia
Glycyrrhiza glabra
Gastrite e ulcera Effetti mineralocorticoidi

Momordica
Momordica charantia
Riduzione assorbimento glucidico
Stimola le contrazioni dell'utero

Ortica
Urtica dioica
Malattie infiammatorie articolari
Stimola la muscolatura uterina

Partenio
Tanacetum parthenium
Profilassi dell'emicrania
Dilata i vasi uterini

Pausinystalia yohimbe
Pausinystalia yohimbe

Disturbi dell'erezione
Può aumentare la pressione arteriosa

Rosmarino
Rosmarinus officinalis

Cirrosi, litiasi
Attività procinetica
Schizandra (cinese)
Schizandra chinensis
Antistress
Stimola le contrazioni uterine

Sedano
Apium graveolens
Nefropatie
Stimola le contrazioni uterine

Tribulus
Tribulus
Anabolizzante
Può interferire con lo sviluppo fetale

Trifoglio
Trifolium pratense
Coadiuvante terapia ormonale sostitutiva in menopausa
Attività simile a quella dei fitoestrogeni (agonista/antagonista dei recettori per gli estrogeni)

Uncaria tomentosa
Uncaria tomentosa
Malattie infiammatorie articolari
Non esistono dati sufficienti

Uva ursina
Arctostaphylos uva-ursi

Cistiti e uretriti
Vasocostrittore

mercoledì 12 settembre 2012

Toxoplasmosi




 

Cos`è, come si diffonde e quali rischi comporta.


La toxoplasmosi è una malattia infettiva, causata dal protozoo Toxoplasma gondii, che puo’ vivere nelle cellule degli uomini e degli animali, in particolar modo gatti e animali da allevamento.

E` un’infezione asintomatica o con sintomi comuni ad altre malattie, come febbre, stanchezza e ingrossamento dei linfonodi che si trovano alla base del cranio; per questo motivo molto spesso non ci si accorge di averla contratta.Una volta contratta la malattia, il sistema immunitario umano sviluppa gli anticorpi necessari alla difesa dell'organismo dagli attacchi del parassita.
Si tratta quindi di un’infezione molto frequente: i dati confermano infatti che il 60-70% della popolazione italiana ne é colpita e che l'80% degli italiani l'abbia contratta entro i primi 20 anni di età.
Il meccanismo di diffusione è talmente semplice che ne facilita ulteriormente la trasmissione: questo parassita completa il suo ciclo solo all’interno dell’organismo di gatti e di altri felini; questi organismi acquisiscono l’infezione mangiando mammiferi (principalmente roditori) o uccelli infetti e raramente entrando in contatto con le feci di altri gatti infetti. La forma infettiva (oocita) si sviluppa nell’intestino dei gatti dove avviene lo stadio sessuale del suo ciclo vitale e viene poi rilasciata nell’ambiente attraverso le feci dopo circa 10-20 giorni. Gli ospiti intermedi sono pecore, capre, roditori, suini, bestiame, polli e uccelli; tutti possono essere portatori di uno stadio infettivo del parassita attraverso alcuni tessuti, specialmente il tessuto muscolare e nervoso. Queste cisti rimangono trasmissibili per lunghi periodi, forse per l'intera vita dell’animale.

La toxoplasmosi viene trasmessa agli esseri umani attraverso l'ingerimento dei cibi contaminati dal parassita: verdura cruda, prosciutto crudo, carne cruda, uova crude, salami e salsiccie crude. Il cibo non è il solo veicolo di infezione, è possibile infatti entrare in contatto con il toxoplasma attraverso gli escrementi infetti degli animali, soprattutto dei gatti e manipolando la terra durante il giardinaggio.
La malattia non provoca nessun disagio; diventa invece un problema grave per alcune persone che hanno le difese immunitarie 'abbassate', come chi segue una chemioterapia o coloro che sono affetti da HIV/AIDS e se viene contratta per la prima volta in gravidanza, perché può trasmettersi dalla madre al bambino.
Il rischio che il parassita si trasmetta dalla madre al bambino varia a seconda del momento in cui la madre si ammala: in generale aumenta man mano che la gravidanza si avvicina al termine.
Nelle prime settimane di gravidanza è molto raro che l'infezione possa trasmettersi al bambino, ma quando avviene possono verificarsi gravi danni al bambino, come lesioni neurologiche o aborto spontaneo. Nel terzo trimestre di gravidanza la malattia si trasmette con più facilità (il rischio di trasmissione raggiunge il 70-90% dopo la 30a settimana), ma nella maggior parte dei casi senza alcuna conseguenza.
Quindi, in conclusione, man mano che la gravidanza si avvicina al termine i rischi di contagio al bambino aumentano ma diminuisce la probabilità che l'infezione gli provochi danni.
Circa il 90% dei bambini contagiati al momento della nascita non manifesta sintomi evidenti.
E' importante ricordare che, per quanto asintomatici alla nascita, la maggior parte dei bambini infetti e non trattati svilupperà successivamente alcune manifestazioni della malattia: l'85% sarà affetto da corioretinite (riduzione della vista-cecità); dal 20 al 75% presenterà ritardo mentale, dal 10 al 30% presenterà una moderata perdita dell'udito.

Le terapie nel caso in cui ci sia il sospetto di un contagio del bambino.

Generalmente, nei casi in cui c'è anche solo il sospetto di una infezione materna in atto, il ginecologo propone una terapia antibiotica, che proseguirà fino al termine della gravidanza se l'infezione sarà confermata da esami successivi.
Nel caso invece di diagnosi di infezione fetale, cioè quando si è accertato che l'infezione è passata al bambino, il medico modificherà la terapia antibiotica che dovrà comunque proseguire fino al termine della gravidanza.
Alla nascita, il bambino dovrà continuare la terapia, a cicli, ed eseguire per tutto il primo anno di vita i controlli periodici prescritti dal pediatra.
Informazioni più dettagliate sono possibili solo dopo una valutazione di ogni singolo specifico caso, per cui è indispensabile parlarne e discuterne con il medico.


Diagnosi

E’ possibile diagnosticare con sicurezza la toxoplasmosi attraverso prove di laboratorio che rilevano i microscopici parassiti nel sangue, nel liquido spinale, nel liquido amniotico,nella placenta, nei linfonodi, nel midollo osseo o altri tessuti derl corpo.
Più frequentemente si prescrivono tuttavia esami del sangue per misurare i livelli di anticorpi (sostanze che fanno parte delle reazioni immuno difensive del corpo) prodotti per combattere i parassiti.
Sofisticati nuovi test genetici riescono ad identificare il DNA contenente geni di parassiti della toxoplasmosi dopo che hanno invaso il corpo. Questi test sono utili soprattutto per testare nel liquido amniotico la presenza di toxoplasmosi congenita in un feto, rilevabile anche attraverso gli ultrasuoni. Entrambi i test non sono purtroppo sufficientemente accurati e possono dare falsi risultati positivi.

Come evitare di contrarre la toxoplasmosi in gravidanza.

Il parassita si annida in alcuni alimenti, ma può arrivare anche dal gatto di casa o da pratiche di giardinaggio. Quindi chi non ha mai contratto la malattia dovrebbe seguire delle semplici regole:

  • non mangiare carne cruda o poco cotta, evitando ogni caso tutti i cibi crudi (sushi, uova etc…), compresi gli insaccati
  • congelare la carne per qualche giorno prima di cucinarla
  • come salumi, sono consentiti quelli cotti, come la mortadella e il prosciutto cotto. No invece a prosciutto crudo, salame, bresaola, speck & co, a meno che non si consumino cotti nelle pietanze
  •  lavare sempre accuratamente frutta e verdura
  • nessun divieto per la verdura cotta, dal momento che la cottura è in grado di distruggere il germe.
  •  lavare accuratamente dopo ogni uso i taglieri, gli altri utensili e le superfici della cucina (soprattutto quelle che vengono a contatto con la carne cruda) con acqua calda saponata
  • nessun rischio toxoplasmosi se si consuma pesce crudo, come il sushi, però in gravidanza è consigliabile evitarlo perché può contenere altri germi, come la salmonella
  • lavare accuratamente le mani prima e dopo aver toccato gli alimenti
  • bere acqua minerale o depurata
  • evitare il contatto con il terreno (se si ama il giardinaggio utilizzare sempre i guanti)
  • è consigliabile far pulire agli altri membri della famiglia la lettiera del proprio gatto o farlo indossando i guanti



  •  

     Le informazioni contenute in questo articolo non devono in alcun modo sostituire il parere del medico; si raccomanda al contrario di parlare sempre con uno specialista prima di mettere in pratica qualsiasi consiglio od indicazione riportata.

     

    lunedì 10 settembre 2012

    La gravidanza da tre a sei mesi.



    Il secondo trimestre di gravidanza è quel periodo che và dalla quattordicesima alla ventisettesima settimana di gestazione.Mentre nel primo trimestre il corpo della mamma ha subito un vero e proprio terremoto, in questa fase la situazione tende a normalizzarsi: scompaiono infatti i disturbi tipici dei primi mesi, quali nausea e vomito, mentre il corpo inizia una veloce e incredibile trasformazione.La pancia comincia a crescere e a diventare ben visibile settimana dopo settimana, muscoli e legamenti si rilassano, il seno si ingrossa gradualmente, mentre capezzoli ed areole mammarie aumentano di dimensione e assumono una colorazione più scura.

     

    Settimana dopo settimana



    -Quattordicesima settimana:il feto misura circa 13 cm. Inizia a fare pipì nel liquido amniotico. E’ anche in grado di "respirare" il liquido facendolo entrare e uscire dai polmoni.Il seno della mamma si ingrandisce e si potrebbero notare delle fuoriuscita di un liquido giallastro detto colostro.
    -Quindicesima settimana:il feto pesa circa 70 grammi. E’ in grado di succhiarsi il pollice. La sua pelle è sottilissima e si intravedono le vene. Iniziano a crescere i capelli.In questo periodo è bene che la mamma prenoti una visita anestesiologica presso l’ospedale in cui decidera’ di partorire nel caso decida per l’analgesia epidurale.
    -Sedicesima settimana:il feto è lungo 16 cm e pesa circa 85 grammi. Le unghie sono completamente formate, e i movimenti iniziano ad essere più coordinati.
    Alcune future mamme sentono già i primi movimenti del bimbo, che spesso sono descritti come delle piccole vibrazioni, simili a quelle tipiche causate da gas e movimenti intestinali, quindi potrebbero anche non essere avvertiti come movimenti fetali.
    -Diciassettesima settimana:il peso del piccolo raddoppia, grazie alla formazione dei primi depositi di grasso sotto la cute che lo aiuteranno a mantenere una temperatura costante alla nascita. Inizia a reagire ai rumori esterni che lo infastidiscono.Il cordone ombelicale diventa più resistente, spesso e lungo, man mano che le settimane avanzano, e continua a trasportare il sangue ed i nutrienti essenziali per il proseguimento per la gravidanza.A questo punto il bambino pesa più della placenta.
    -Diciottesima settimana:il bambino cresce rapidamente,la sua lunghezza è di circa 12-14 cm e il peso di circa 150-200 g; il processo di ossificazione continua. Si perfezionano le dita e iniziano a comparire le impronte digitali.Il sistema cardiocircolatorio della mamma sta subendo grandi cambiamenti e potrebbero verificarsi dei cali di pressione improvvisi. Il progesterone continua nella sua funzione di rilassante della muscolatura e si potranno accusare problemi di digestione, stitichezza o emorroidi. I problemi digestivi possono portare a bruciori di stomaco e a mal di testa occasionali.
    -Diciannovesima settimana:si formano i denti permanenti sotto quelli da latte. Compare la lanugine sul corpo, che resterà fin dopo la nascita. Nelle femmine, le ovaie iniziano a sviluppare gli ovociti.
    I reni continuano a produrre urina, i capelli iniziano la loro crescita e le gengive iniziano a sviluppare i piccoli denti. Un progresso importante si ha a livello neurologico, nel cervello infatti le zone che controllano i sensi iniziano a specializzarsi.
    Durante questa settimana la mamma potrà eseguire l’ecografia morfologica, un esame che studia la morfologia del feto per escludere, o accertare, la presenza di malformazioni.L’ecografia morfologica prevede la valutazione delle dimensioni del feto (biometria fetale), dell’impianto e della struttura della placenta, della quantità di liquido amniotico, del collo dell’utero, ma fornisce soprattutto uno studio analitico di tutti i distretti anatomici esplorabili nel feto.
    -Ventesima settimana:siamo a metà gravidanza. Il feto è lungo 25 cm e pesa quasi 300 grammi. Inizia a ricoprirsi di vernice caseosa, una sostanza che serve a proteggerlo.
    Ormai i suoi organi sono formati ed è giunto il momento in cui tutti gli sforzi verranno concentrati sulla sua crescita.
    Nella mamma, l` utero arriva all’altezza dell’ombelico e la pelle dell’addome comincia a tendersi;
    si potrebbe avvertire una sensazione di prurito, questo segno è indice di disidratazione per questo è bene che la mamma in attesa beva molto, mangi frutta e verdura e idrati la pelle con creme e olii.
    Se il fastidio é troppo intenso e fastidioso è bene avvertire il proprio ginecologo, che escluderà eventuali problemi al fegato o un`intolleranza alle vitamine prenatali.
    -Ventunesima settimana:il bambino si muove nuotando nel liquido amniotico, e spesso questo è il periodo in cui si posiziona a testa in giù per restarci fino al momento del parto.
    E’ frequente la possibilità di sentire singhiozzare il bambino: non è sintomo di malessere, anzi é una cosa assolutamente normale che puo’ verificarsi anche diverse volte al giorno per brevi periodi.
    Da questa settimana la crescita del bambino rallenterà leggermente, mentre la pancia della mamma si fa` sempre più evidente.
    -Ventiduesima settimana:il bambino continua a crescere; è lungo infatti quasi 30 cm e pesa più di 400 grammi. Crescono le sopracciglia.A questo punto della gravidanza, il piccolo sta sperimentando il senso del tatto, esplorando il suo viso con le manine e usando braccia e gambe per nuotare dentro il sacco amniotico.



    Esami




    Durante il secondo trimestre è necessario effettuare dei controlli specifici, da suddividere nelle varie settimane.Dalla sedicesima alla ventiduesima settimana sarà necessario effettuare:
    • Alfafetoproteina plasmatica: per verificare l’indice di rischio di malformazioni del tubo neurale.
    • Esame urine: per rivelare la presenza di alterazioni renali (può anche suggerire la presenza di diabete).
    • Toxotest e/o Rubeotest solo se negativi nelle prime analisi.
    • Test di Coombs indiretto: solo se gruppo sanguigno Rh negativo
    • Amniocentesi : se ritenuta necessaria.
    • Esame emocromocitometrico: per rivelare la presenza di anemia, carenza di piastrine, ecc.
    • Creatininemia: per indicare la funzionalità renale.
    • Ecografia morfologica.
    • Ecografia ostetrica di II livello con flussimetria: da eseguirsi alla ventesima settimana se ricorrono le circostanze per una tale richiesta.
    • Tamponi cervico-vaginale e rettale: (ricerca di Clamidya, Gardenerella Vaginalis, Mycoplasma, Listeria Monocytogenes, Streptococco) nel periodo tra la quindicesima e la diciassettesima settimana nelle donne con precedente aborto o precedente minaccia di aborto e in quelle con minaccia di parto prematuro o parto prematuro avvenuto.
    • Test di O'Sullivan: curva da carico orale di glucosio 50 g qualora siano presenti fattori di rischio per diabete gestazionale; in caso di positività è necessario eseguire la curva da carico di glucosio standard 100 g (OGTT).
    In questo periodo si possono facilmente presentare disturbi digestivi, stitichezza, sonnolenza oppure insonnia, prurito e crampi muscolari; tutti fenomeni normali, ma spesso spiacevoli. Parlarne al proprio ginecologo vi potrà aiutare ad attenuarli, una volta accertato che non si tratti di sintomi di altre alterazioni.



     

     

     

    giovedì 6 settembre 2012

    Svizzera: test non invasivo individua la trisomia 21

     
     
    Basta un esame del sangue per rintracciare anomalia genetica nel feto
     
     


    Varese – Quante volte si sente dire che l’amniocentesi è un esame utilissimo, ma troppo invasivo, e che quindi è meglio farlo solo quando serve: dopo i 36 anni; forse oggi esiste un’alternativa.
    Da pochi giorni viene proposto in Svizzera il Praenatest (recentemente approvato da Swissmedic, l’istituto elvetico per gli agenti terapeutici): un semplice esame del sangue che può rintracciare le anomalie cromosomiche del feto senza dover ricorrere all’amniocentesi.
    Giuditta Filippini direttrice di ProCreaLab, il laboratorio di genetica molecolare del centro per la medicina della riproduzione Procrea di Lugano, dichiara: “Si tratta di un test che permette, in modo assolutamente non invasivo, di individuare se nel feto è presente una anomalia cromosomica: la trisomia del cromosoma 21 dalla quale dipende la sindrome di Down”.
    La dr.ssa Filippini aggiunge: “questa analisi permette di individuare con un elevata sensibilità la presenza di un cromosoma 21 soprannumerario. Finora non c’erano molte alternative: analisi non invasive come l’ecografia e i test effettuati sul sangue della mamma - come la misura della translucenza nucale e i test biochimici nell’ambito del test del primo trimestre - potevano indicare solamente il livello di rischio di una trisomia 21. Una diagnosi definitiva arrivava però solo attraverso una villocentesi o una amniocentesi: analisi invasive che possono comportare anche dei rischi di aborto. Le statistiche infatti indicano una perdita del feto ogni 200 casi”.
    Il Preanatest viene effettuato dopo l’undicesima settimana di gravidanza e consiste in un prelievo di 20 millilitri di sangue materno che contiene una frazione di materiale genetico del feto (DNA) dovuta al ricambio cellulare della placenta.
    La direttrice di ProCreaLab spiega: “il DNA viene sequenziato e amplificato fino a permettere il calcolo del numero di cromosomi. E la trisomia 21 si caratterizza proprio per un numero diverso di cromosomi. Questo esame ha una capacità predittiva attorno al 95% e azzera i rischi di aborto”.
    Non si tratta di un test che viene proposto a tutte le donne in gravidanza, infatti l’esperta afferma: “è indicato se la donna appartiene ad un gruppo con un rischio considerato elevato o se, dopo un esame ecografico o un esame del sangue, dovesse insorgere il sospetto di una trisomia 21 nel bambino. Occorre tenere presente anche che questo tipo di analisi non può diagnosticare alcune rare forme di trisomia 21 e non è indicata nel caso di una gravidanza gemellare”.

    Fin dalla sua presentazione, questo tipo di test è stato preceduto da una serie di polemiche. È stato infatti ipotizzato che, in caso di esito positivo, questa nuova analisi potrebbe spingere le coppie verso scelte di aborto.
    La direttrice di ProCreaLab risponde così alle critiche: “in ogni caso, la decisione di effettuare l’analisi e l’esito dell’esame devono essere sottoposti ad un consulto medico: sarà quest’ultimo a consigliare la coppia su quale strada percorrere e, solamente dopo l’esito del risultato, indicare se la situazione dovrà essere approfondita con ulteriori esami oppure i dati ottenuti permettono di dissipare ogni eventuale paura o ansia. Gli studi genetici ci permettono di avere maggiori conoscenze. E, sulla base di queste, di poter fare delle scelte”.
    Il Praenatest viene proposto in Svizzera al costo di 1.550 Franchi, circa 1.250 euro.

    Luca Macchi

    mercoledì 5 settembre 2012

    Dieci domande sull'allattamento.




    Posso allattare il mio bambino se ho la febbre?
    E se devo assumere qualche farmaco?

    Si, si puo’ continuare ad allattare tranquillamente il proprio bambino al seno anche se la madre presenta febbre, raffreddore o altri disturbi legati ad un virus influenzale.
    Il virus influenzale si diffonde generalmente in tutto l'organismo e quindi anche nel latte, però la trasmissione dell'infezione avviene soprattutto per via aerea. La madre puo’ e deve, quindi, continuare ad allattare, per proteggere il proprio bambino, in quanto nel latte passeranno soprattutto gli anticorpi prodotti per quel virus o batterio; se il bambino viene contagiato, normalmente si ammala in modo meno grave se viene allattato, tenendo in considerazione che è molto piu’ frequente che il bambino non si ammali affatto.
    Per quanto riguarda i farmaci è giusto dire che la maggior parte di essi passa nel latte, anche se in quantità minime; anche per questo la madre puo’ fare presente al proprio medico che si sta allattando al seno e chiedere la prescrizione di un medicinale compatibile con l'allattamento.
    Ricordarsi di non affidarsi mai alle autoprescrizioni.

    Come posso capire se il mio latte è sufficiente per mio figlio?
    Non è facile valutare la quantità di latte che il bambino succhia al seno.Per capire se è sufficiente si possono controllare il peso del piccolo, che deve aumentare in maniera regolare settimanalmente e
    il numero di pannolini che il bambino bagna/sporca durante la giornata.
    Se il vostro neonato bagna bene da 5 a 6 pannolini al giorno e si scarica da 2 a 5 volte nell'arco di 24 ore, significa che assume una quantità sufficiente di latte.

    Il mio bambino soffre di riflusso gastroesofageo (rigurgiti). Posso allattarlo senza problemi?
    L'allattamento al seno dovrebbe continuare anche quando il bambino soffre di riflusso gastroesofageo, in quanto il latte agisce come naturale antiacido.Ricordatevi che questo disturbo è una malattia diagnosticata dal medico, non è un problema di alimentazione. In molti casi, con il passare del tempo ed eseguendo i suggerimenti del proprio pediatra, il disturbo si attenua.


    Posso fare sport se allatto il mio bambino?
    Certo, fare sport non è vietato durante l’allattamento; l’attività moderata, da effettuare dopo aver escluso la presenza di controindicazioni cliniche, apporta benefici fisici e psichici alla madre e non altera in alcun modo la qualità del latte.Bisogna comunque riprendere l’attività fisica in maniera leggera, per evitare che come conseguenza dello sforzo aumenti la produzione di acido lattico che potrebbe alterare il sapore del latte materno.Gli studiosi consigliano di praticare un’attività leggera tre volte la settimana per mezz’ora evitando sforzi eccessivi; sono da evitare gli esercizi che prevedono un’ampia divaricazione delle gambe o che costringono a stare seduti per molto tempo.
    Sono indicati invece esercizi per rinforzare gli addominali, i glutei e i pettorali.
    E’ buona norma bere abbondantemente per reintegrare i liquidi persi.

     

    Posso fare un tatuaggio o un piercing se sto allattando?
    No.E’ sconsigliato fare un tatuaggio o un piercing nel periodo dell’allattamento, perché
    può implicare una diminuzione delle difese immunitarie e il rischio di contrarre delle infezioni.
    I tatuatori, comunque, rifiuteranno in questo caso di farvi un tatuaggio o un piercing per ragioni di sicurezza.
    Meglio rimandare a dopo che si è smesso di allattare.


    Posso bere alcolici durante l’allattamento?L’alcol passa nel latte materno soltanto in piccolissime quantità rispetto a quelle effettivamente assunta dalla madre, ma l`organismo del bambino non è ancora in grado di ripulire il sangue in maniera abbastanza veloce.E’ meglio evitare o limitarsi a quantità minime una volta ogni tanto.

     

    Sono una grande bevitrice di caffè.Quali effetti puo’ avere la caffeina sul mio bambino allattato al seno?
    Un consumo moderato di caffeina non crea problemi alla maggior parte delle madri che allattano e ai loro bambini . Tuttavia, alcuni bambini sono più sensibili di altri, e molte mamme si accorgono che a un abuso di caffeina corrispondono reazioni nel bambino quali insolita insonnia e agitazione.
    Se una mamma consuma al giorno troppa caffeina, questa può accumularsi nell'organismo del bambino dando così origine a sintomi tipici da dipendenza.In questi casi è necessario eliminarla, anche se nelle prime settimane, sia la madre che il bambino potrebbero avere sintomi riconducibili all’astinenza da caffeina.Tuttavia in due settimane tutto tende a tornare nella normalità, compresi i ritmi di sonno/veglia del bambino.


    Mi sono accorta di aspettare un altro bambino, ma sto ancora allattando.E’ possibile continuare o bisogna smettere?
    Una nuova gravidanza non comporta la sospensione dell’allattamento.
    Molto spesso si é sentito dire che potrebbe essere pericoloso allattare il proprio piccolo, mentre è in corso una nuova gravidanza; in effetti, non risulta che continuare ad allattare aumenti il rischio di aborto o deprivi il feto di apporti nutritivi necessari.
    Per citare THE BREASTFEEDING ANSWER BOOK: "Non c’è prova che l’allattamento in gravidanza comporti pericoli di sorta per la madre o per il feto, se il decorso della gravidanza è regolare".In ogni caso è buona norma consultare il proprio medico, che potrà dirvi in base alla vostra storia clinica, qual’è il comportamento piu’ giusto da adottare.

     

    Posso tingermi i capelli o fare una permanente durante l’allattamento?

    Si.La qualità dei prodotti oggi é molto migliorata rispetto al passato.L’importante è fare presente al proprio parrucchiere che si sta allattando.Egli sceglierà il prodotto piu’ adatto da usare; in linea generale è fondamentale evitare prodotti conteneti
    ammoniaca e resorcina che, attraverso il cuoio capelluto, possono essere assorbite dall’organismo e quindi arrivare al bambino attraverso il latte.


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